Siamo troppo “strani” per il mondo globalizzato

Siamo troppo “strani” per il mondo globalizzato, iperconnesso e sempre meno eurocentrico che ci aspetta? O non lo siamo abbastanza?

E’ la domanda che mi è rimasta in testa dopo aver letto The WEIRDest People in the World: How Westerners Became Psychologically Peculiar and Particularly Prosperous, il saggio di Robert Heinrich che, pubblicato nel 2020, è già un classico.

E’ forse dai tempi de L’Etica Protestante e lo Spirito del Capitalismo di Max Weber che l’anima occidentale moderna non veniva analizzata così in profondità. Con il vantaggio che oggi, proprio grazie alla – o a causa della – globalizzazione abbiamo acquisito una capacità di guardare a noi stessi da una certa distanza, che ai tempi di Weber era di là da venire.

E’ un sano bagno di realtà scoprire, con una dovizia di dati ed evidenze ai limiti del nozionistico, che non solo noi occidentali non siamo affatto quel ‘benchmark’ mondiale di ideali, mentalità e comportamenti che ci illudiamo di essere, ma siamo anzi una bizzarra eccezione in un oceano di 7 miliardi di esseri che per lo più la vedono diversamente.

Una lettura che consiglio vivamente a tutti, non solo a chi si occupa scienze sociali o umane, ma a chiunque si trovi a interagire in contesti multinazionali e multiculturali.